Una nota di una rivista certo non sospettabile di simpatie di destra sulla vicenda Spada...

Carta non va in edicola questa settimanaPubblichiamo la rubrica Cantieri sociali in uscita sul manifesto del 28 gennaio.No, non stiamo chiudendo per via delle note tribolazioni delle cooperative. Non saremo in edicola con il settimanale, venerdì prossimo, non perché abbiamo smarrito le idee, la voglia di fare e la percezione di una qualche utilità di quel che pubblichiamo. Non saremo in edicola, per la prima volta in undici anni, a causa di una vicenda molto interessante, a suo modo, del tutto tipica del periodo in cui viviamo.Tutto avviene a Ciampino, grosso comune alle porte di Roma noto principalmente per l’aeroporto affollato di compagnie low cost i cui aerei incombono sulle teste dei cittadini. Al centro dell’abitato esiste da molti anni uno stabilimento tipografico, Spada, che serve molte imprese editoriali, oltre Carta: ad esempio, il settimanale della Cgil, Rassegna sindacale. Da Spada noi stampiamo, anzi stampavamo, praticamente dalla nascita di Carta: un rapporto con alti e bassi, come sempre, ma sostanzialmente amichevole e di cui eravamo quasi sempre soddisfatti, che aveva depositato un debito di quelli che ogni azienda come la nostra considera corrente, che nel 2009 era complessivamente sceso e che era in larga misura coperto da una fideiussione presso Banca Etica.Alla vigilia di Natale, la tipografia improvvisamente, con metodi molto aggressivi, chiede il rientro immediato dal debito. Sorpresa, rabbia: alla fine, siccome siamo persone ragionevoli, penalizziamo gli stipendi per versare subito una grossa somma, rateizzando il resto. Ma veniamo a sapere che Spada non è più Spada: a dirigere i giochi sono personaggi che non hanno mai gestito una tipografia, che sembrano piuttosto degli inviati di creditori [di Spada]. Però la cosa sembra ormai tranquilla. Passano tre settimane e di colpo qualcuno dei dipendenti ci fa sapere che la tipografia chiuderà a fine gennaio. Dalla proprietà nessun preavviso, di quelli che in ogni rapporto commerciale sono d’obbligo. Questo avviso è arrivato solo la scorsa settimana, in modo generico, senza data e senza indicare con precisione la cessazione delle attività: si capisce solo che si potrà arrivare a fine mese, tant’è che noi ci mettiamo in cerca di un altro stampatore. Venerdì scorso mandiamo quel che in gergo si chiama l’«ordine di stampa». Tutto tranquillo. Lunedì mattina mandiamo la copertina [che va stampata in anticipo, il giornale chiude il martedì sera], e ancora nessuno si fa vivo. Nel pomeriggio di lunedì la nostra Cinzia, che bada a queste cose, per puro scrupolo telefona al suo interlocutore di Spada, che le dice: ma come, non lo sapete? Non lavoriamo più, ci stanno staccando il gas e la luce. I redattori tolgono le mani dalle tastiere su cui stavano ultimando il numero del 29 gennaio, e guardano tutti Cinzia.Speriamo di trovare subito un altro stampatore, in modo da essere in edicola il 5 febbraio, dobbiamo un annuncio [e delle scuse, se non altro per la nostra ingenuità] ai lettori e agli abbonati [a questi ultimi manderemo comunque 46 numeri del settimanale], abbiamo fatto i primi passi per ottenere un risarcimento per il danno grave che abbiamo subito, materiale e d’immagine, e cerchiamo di capire cosa esattamente sia accaduto e perché 120 lavoratori poligrafici rischiano di restare senza lavoro.La risposta è: speculazione immobiliare. A chi ora controlla la tipografia non importa, evidentemente, gestire un’attività industriale. Quel che li muove è la prospettiva di «mettere a valore» l’area su cui lo stabilimento si trova, proprio nel centro della città. Chiudere di colpo la tipografia e dire ai dipendenti che, se si riuscirà ad ottenere un cambio di destinazione d’uso del terreno, da industriale a residenziale, la fabbrica riaprirà da un’altra parte e il lavoro sarà salvo, serve come pressione sul comune per ottenere la variante del Piano regolatore.Le morali sono due. La prima è che l’economia finanziaria divora l’economia concreta, nonché le città. La seconda è che Carta, che pure riesce a stare a galla da undici anni, è una impresa molto fragile. A noi non andare in edicola ha provocato depressione. Ma allo stesso tempo abbiamo messo nel sito di Carta, scaricabile gratis in Pdf, la copertina che non andrà in stampa e tutte le pagine sui No Tav che costituivano la parte forte del numero. Giusto per far sapere che siamo vivi e che chi vuole può aiutarci a restare tali.Pierluigi Sullo, da Carta 27 Gennaio 2010
http://www.carta.org/rivista/19180
http://www.carta.org/abbonamenti/19179

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